Facciamo un check-up? L’importanza della prevenzione

Prevenire è meglio che curare” è quanto recita un vecchio proverbio che in realtà resta sempre attuale e vero.
Purtroppo viene spesso detto ma poche volte attuato: ci preoccupiamo della nostra salute quando questa viene meno, quando qualche sintomo si manifesta allora ricorriamo ai controlli di prevenzione.

Mantenere uno stato di salute invece implica anche sottoporsi a un check-up annuale. L’obiettivo è duplice: prevenzione o (eventualmente) diagnosi precoce. Quest’ultima consente al mantenimento della salute in quanto nella maggioranza dei casi diagnosi precoce coincide con guarigione anche di patologie più gravi. D’altronde come ogni anno ci preoccupiamo di fare il tagliando alla nostra automobile perché non dovremmo farlo su noi stessi?
Soprattutto superata una certa età (in realtà è corretto farlo dai 30 anni in poi) anche in assenza di sintomi è corretto e doveroso per amor proprio sottoporsi a questo controllo periodico.

Ma in cosa consiste un check-up di prevenzione?

Partiamo dal presupposto che ognuno ha la sua storia clinica e uno stato di salute proprio influenzato dal passato e da fattori esterni che variano da persona a persona.
Un primo parametro di distinzione è l’età, una persona molto adulta dovrà fare controlli diversi e sicuramente più intensi e mirato di un giovane di 30 anni; un altro parametro, questa volta piuttosto ovvio, è il sesso: una donna che ha superato i 40 anni di età è auspicabile si sottoponga a una mammografia, esami ormonali, visite ginecologiche periodiche, un uomo dovrebbe sottoporsi a esami urologici almeno una volta l’anno.

La cosa più corretta da fare è recarsi dal proprio medico di base che è a conoscenza della nostra storia clinica e ci prescriva dei controlli mirati per la nostra salute. Oltre alle patologie del passato, egli dovrà essere a conoscenza di eventuali malattie ereditarie o tendenze ereditarie, e anche delle nostre abitudini, se facciamo sport o meno, cosa mangiamo, quanto mangiamo, quanto la nostra vita è sedentaria o se avvertiamo fastidi o sintomi particolari.
La personalizzazione del check-up è fondamentale: se una persona soffre di acidità di stomaco dovrà fare esami diversi da chi soffre di reumatismi, tanto per fare un esempio.

Dunque dopo l’anamnesi del proprio medico di base ci si può recare in un centro specializzato e presentare il piano da lui redatto e si potrà fare tutto nella stessa sede.
Esiste tuttavia un elenco di alcuni esami definiti di base che in assenza di particolari sintomi, problematiche passate o presenti, si possono effettuare per poter adempiere al nostro dovere e diritto di controllare e mantenere la nostra salute.
Un buon check-up è composto da esami di laboratorio, esami strumentali ed esami radiologici. Tra gli esami strumentali, i più importanti sono il controllo della pressione arteriosa, l’elettrocardiogramma, l’esame del fondo dell’occhio, la radiografia del torace in due proiezioni.

Ecco comunque un elenco degli esami principali:
Emocromo. Conta il numero dei globuli rossi e bianchi, misura l’emoglobina e permette di scoprire l’insorgere di malattie nel sangue come la leucemia.
Ves. Misura la velocità di sedimentazione che è alto in caso di reumatismo, artrite, ma anche di patologie ancor più gravi.
Glicemia. Stabilisce la quantità di glucosio nel sangue (se è molto elevata può essere il campanello d’allarme per il diabete mellito, cioè di tipo 2).
Colesterolemia. Se i valori sono costantemente alti possono esserci rischi di malattie gravi come l’infarto miocardico e l’ictus  cerebrale).
Trigliceridemia. Serve per stabilire il livello dei trigliceridi nel sangue (che assieme al colesterolo possono provocare problemi di arteriosclerosi).
Transaminasi. Malattie del fegato e del muscolo cardiaco (epatiti, cirrosi epatica, infarto) fanno aumentare nel sangue il livello di questi enzimi.
Azotemia. Serve a valutare la funzione renale.
Creatininemia. Permette di controllare la funzionalità renale in modo più dell’azotemia.
Bilirubinemia. Le variazioni della quantità di bilirubina nel sangue possono indicare la presenza di problemi del fegato o del sangue.

Infine è utile sapersi ascoltare. Il medico di base senza le informazioni che gli forniamo noi non può fare un’anamnesi esatta se noi per primi non impariamo ad ascoltare, analizzare e decifrare il nostro corpo o suoi bisogni o i suoi fastidi. Quindi si sente spesso parlare di prevenzione senza però ricordare l’importanza del dialogo con noi stessi.